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Campo di sterminio?
Lettera al "Mattino di Padova"
di Franco Damiani

Segnalato da Antonino Amato

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       Leggo che i ragazzi del mini "campo scuola" organizzato dalla parrocchia dei Santi Angeli Custodi della Guizza "visiteranno Dachau, il terribile campo di sterminio nazista a nord di Monaco di Baviera".
       
La cosa mi incuriosisce molto. Infatti l'autorevole storico americano Harry Elmer Barnes, morto nel 1968, ebbe a scrivere: «Questi campi (Dachau, Bergen-Belsen, Buchenwald, Sachsenhausen e Dora) furono presentati come "campi di sterminio", ma è adesso chiaro che in essi non ci fu mai uno sterminio sistematico».
       
Nel volume di Richard Harwood, "Ne sono morti davvero sei milioni?", ripubblicato recentemente dalla Effepì di Genova, sotto la foto dei forni crematori di Dachau si legge: "Forni crematori di Dachau, che gli Americani, dopo la guerra, fecero costruire ai prigionieri tedeschi. Si dimenticarono però di far costruire il camino (vedi foto). Soltanto nel 1961 l'«Institut fur Zeitgeschichte» (Istituto di Storia Contemporanea) di Monaco e l'autorevole settimanale «Die Zeit» furono costretti ad ammettere l'incredibile mistificazione. I nuovi forni servono ancora oggi a rendere più convincente e impressionante la visita del campo di Dachau".
       Stephen Pinter, che lavorò per sei anni, dopo la guerra, come consulente legale per il ministero della guerra degli Stati Uniti per le truppe di occupazione in Germania e in Austria, fece la seguente constatazione sul diffuso giornale cattolico Our Sunday Visitor (L'osservatore della domenica) del 14 giugno 1959: "Sono stato per 17 mesi, dopo la guerra, a Dachau, come avvocato del ministero della guerra degli Stati Uniti, e posso confermare che a Dachau non esisteva nessuna camera a gas. Quello che veniva mostrato e indicato come camera a gas ai visitatori era un forno crematorio (e lo sbaglio non era certo involontario). Anche negli altri campi di concentramento in Germania non c'erano camere a gas".

 

 

E lo storico svizzero Jurgen Graf, attualmente in esilio in Russia, scriveva in "L'olocausto allo scanner" (Gideon Burg, 1993): "Ora, benché la convinzione dell'esistenza di camere a gas nei campi dell'Ovest sia ancora largamente diffusa tra il pubblico, non vi sono più storici seri che credano a gassazioni nel castello di Hartheim o nei campi di ravensbruck, di Buchenwald o di Dachau, e ciò da decenni".
       Tutto ciò premesso gradirei sapere le ragioni per le quali Dachau venga ancora presentato come "campo di sterminio", con quali strumenti sarebbe avvenuto tale sterminio e quante ne sarebbero state le vittime. Per inciso ricordo che le vittime dell'aborto in Italia dal 1978, in tempo di pace, sono 4 milioni e mezzo. Auspico quindi un’altro campo scuola davanti alle cliniche dove si praticano gli aborti.

Franco Damiani

 

 

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